Gentile Ministro,
Le criticità del sistema del patrimonio culturale e della gestione della tutela sono state acuite dal fenomeno della pandemia. Come in altri campi, si è auspicato che la situazione potesse rappresentare l’occasione per un ripensamento, con il fine di governare i processi per mitigare l’impatto disastroso che avrebbe interessato il Paese e l’Europa.
L’evolversi non facile della situazione rende improcrastinabile un approccio che si discosti da quello esclusivamente economicistico e che miri, senza indugio, a dotare l’intero apparato dei beni culturali di un corpo di professionisti, di tutte le discipline, a tutti i livelli che colmino le gravi carenze di personale attualmente esistenti. Il compito prioritario che dovranno assolvere sarà di assicurare le azioni necessarie alla salvaguardia del patrimonio, alla tutela più efficace e alla valorizzazione secondo le modalità consentite, sostenute dai processi della conoscenza specialistica. Ci si riferisce, tra altro, alla catalogazione, all’organizzazione degli archivi che sono rimasti smembrati a seguito della riforma e a un sistema informativo che consenta di gestire i dati di tutti i livelli di conoscenza.
Nella evidente impossibilità di procedere a forme concorsuali come nelle ultime occasioni, si ritiene comunque inderogabile dare avvio a selezioni pubbliche per assunzioni a tempo indeterminato, con le modalità consentite dalla pandemia e che assicurino la competenza professionale dei partecipanti, evitando il ricorso a quiz casuali, la cui conformazione ha penalizzato anche concorrenti con ottime competenze professionali.
Si coglie l’occasione per rappresentare la particolare situazione dei “60 esperti per il patrimonio culturale” (ora 29), assunti nel 2016 a tempo determinato, a seguito di avviso pubblico del 22.12.2015, per istituti del Ministero, ai sensi dell’art. 8 DL 83/2014 (L.106/2014), ma più volte riconfermati per lo stato di necessità, affinché siano valutate le procedure più regolari per non disperdere questo patrimonio, considerato il superamento dei termini temporali previsti dal bando e l’esperienza maturata.
L’esigenza prospettata di colmare le carenze di personale dovrà inserirsi in un progetto culturale programmatico che muova dalle esigenze del patrimonio e dalla necessità primaria, costituzionale, di preservarlo e renderlo disponibile alla collettività, per evitare anche gravi effetti negativi nella ricerca scientifica, saldando l’azione della politica con le competenze e le esperienze professionali, per il miglioramento della tutela e delle attività per promuovere la conoscenza del patrimonio culturale nel territorio, assicurandone la piena fruizione. E’ altresì urgente dotare questi istituti di dirigenti di specifica competenza tecnica e a tempo pieno.
Si deve segnalare che il frazionamento degli Istituti dirigenziali e l’accorpamento delle competenze di tutela hanno modificato l’assetto degli uffici e le modalità di lavoro dei professionisti interni, sia degli istituti autonomi che delle Soprintendenze, determinando spesso una grave penalizzazione per tali figure. Si chiede di volere tenere in debita considerazione questo aspetto particolarmente sentito dal personale tecnico e la necessità di utilizzare al meglio le risorse professionali del Ministero, offrendo opportunità di crescita lavorativa.
Ci si riserva di formulare riflessioni e approfondimenti sulle diverse tematiche che sono state interessate dalla riforma e si rimane a disposizione, con pieno spirito di collaborazione per un auspicabile confronto riguardo a quanto evidenziato.
10 dicembre 2020
Il Presidente e il Consiglio Direttivo
Rita Paris