Comunicato sulla proposta della Commissione di studio per lo sviluppo e l’assestamento organizzativo del MIBAC presentata alle Associazioni negli incontri del 20 e 21 marzo 2019.
L’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli esprime forte preoccupazione sullo schema diffuso ufficialmente in questi giorni dalla Commissione per “lo sviluppo e l’assestamento organizzativo” del Mibac.
Se l’intento di condividere questo processo di ulteriore modifica degli assetti ministeriali con attori interni ed esterni appare condivisibile, tale operazione è però stata condotta con una metodologia a dire poco inadeguata, tanto da trasformarsi più in un’iniziativa di semplice informazione che in un’occasione di confronto reale.
Sul piano dei contenuti, l’assoluta genericità di talune affermazioni contenute nelle slides, peraltro su temi cruciali (“rafforzamento della tutela”, “valorizzazione delle professionalità”, “centralità del cittadino”, e via elencando), non può prestarsi a una reale interlocuzione.
D’altro lato, ciò che invece risulta evidente, come disegno complessivo, non può che suscitare profonde perplessità.
Un disegno di forte accentramento – come funzioni e figure dirigenziali – che riconduce alla figura del Segretario Generale le leve di un controllo a 360 gradi e una moltiplicazione delle dirigenze amministrative, riesumando temi generici (valgano per tutti l’endiadi “innovazione e digitalizzazione” o l’inflazionato “creatività contemporanea e rigenerazione urbana”, quest’ultimo un vero ritornello lessicale pronto per ogni uso).
Per sostenere questa ipertrofia del centro, segnale inequivocabile di crisi culturale della struttura ministeriale, si ricorre – more solito – a una estemporanea ridefinizione geografica delle strutture territoriali.
Così, l’assetto organizzativo s’indebolisce ulteriormente proprio su quel territorio che avrebbe più bisogno di cure, aggiustamenti, risorse non solo economiche o di personale, ma di attenzione istituzionale e indirizzo culturale.
Si creano gli ibridi “interregionali” (segretariati e “reti museali”), inventando una geografia incoerente, già smentita in partenza dal rischio gravissimo delle autonomie regionali differenziate che, se attuate, andranno a scardinare definitivamente – anche nelle loro forme più blande – una struttura che non è più né nazionale, né regionale.
Al di là di altre osservazioni che ci si riserva di elaborare su singoli temi o istituti, magari a partire da un testo più articolato, si sottolinea che praticamente nessuna delle questioni cruciali espresse in questi anni relativamente alle criticità della struttura ministeriale a seguito dei decreti Franceschini, viene affrontata dall’insieme delle proposte ora presentate.
Nessuna risposta neppure su questioni nazionali capitali quali la tutela e il governo del paesaggio – obiettivo ormai definitivamente uscito dall’orbita ministeriale – o la ricostruzione post terremoto, da L’Aquila all’Emilia, all’Italia centrale, invischiata fra ritardi biblici e scelte al ribasso e al compromesso.
Eppure il profondo disagio che connota questa fase di vita ministeriale ne attraversa ormai ogni attività e struttura, queste ultime strette fra un’”autonomia” ben presto trasformatasi in abbandono (salvo la triade evergreen Colosseo – Pompei – Uffizi) e un neocentralismo privo di qualsiasi visione a largo raggio.
Perché è proprio questo, in definitiva, che colpisce in quest’ultimo passaggio riorganizzativo: la totale mancanza di un’idea riconoscibile sul patrimonio e sulla sua funzione. Così, abbandonata qualsiasi velleità di indirizzo e rafforzamento delle politiche culturali – in perfetta continuità, peraltro, con gli ultimi lustri ministeriali – quest’ultima stagione sembra avviata verso evidenti forme di accentramento amministrativo, perfettamente complementari alla deriva turistico- mercantilistica che da almeno un lustro rappresenta l’unico obiettivo riconoscibile del Mibact/Mibac e che emargina sempre più le competenze specialistiche, vero e proprio patrimonio di questo dicastero.
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
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