1. Sa il ministro Dario Franceschini come sono state ridotte le strutture che gestiscono i musei e i luoghi della cultura del nostro paese? Sa il ministro che il personale scarseggia drammaticamente e che un’organizzazione burocratica rende la gestione quotidiana e la programmazione di ogni attività una corsa a ostacoli?
2. Non sarebbe più sensato, signor ministro, riformare le strutture museali e metterle in condizioni di lavorare al meglio invece di sganciarle dalle soprintendenze pensando che un grande direttore venuto dall’estero possa governare una macchina che funziona così male? Lei sa che all’estero i direttori sono affiancati da strutture amministrative e finanziarie forti e che tali strutture da noi non esistono?
3. Il ministro sa che se schiere di bibliotecari, archivisti, archeologi, storici dell’arte super preparati – per lo più lavoratori atipici pluri-laureati, specializzati o addottorati – non affiancassero da anni i funzionari in continua diminuzione del Mibact, le biblioteche, gli archivi di Stato come degli enti locali, i musei e gli istituti centrali di riferimento sarebbero alla paralisi?
4. Il ministro non si accorge che un provvedimento come quello sui 2 mila volontari, che segue altri provvedimenti presi in precedenza, rischia di non contrastare, ma semmai di incentivare il precariato, non garantendo né preparazione professionale né alcuna prospettiva lavorativa?
5. Non sembra al ministro che la tutela e la valorizzazione del pluristratificato patrimonio culturale del nostro Paese richiedano specifiche competenze, che solo rigorosi concorsi pubblici sarebbero in grado di assicurare alle istituzioni, piuttosto che generici riferimenti al management?
6. Stando alle previsioni contenute nella riforma, i dirigenti per le biblioteche in tutta Italia sono 6, 10 quelli per gli archivi a fronte dei 36 per musei e poli museali. Non sembra al ministro che questo sia un singolare concetto di riequilibrio fra i 3 diversi tipi di istituti della cultura presenti all’interno del Mibact?
7. Che cosa accomuna, secondo il ministro, un museo, una biblioteca o un archivio al punto da immaginare numerosi accorpamenti? Non sembra al ministro che la funzione di questi ultimi istituti sia quella di erogare servizi alla comunità, incrementando le proprie raccolte, conservando quanto si produce sul territorio nazionale, promuovendo reti informatiche, mettendo a disposizione prodotti digitali, fornendo strumenti di accesso all’informazione sempre più avanzati?
8. Perché, secondo il ministro, un bibliotecario o un archivista non avrebbe motivo per sentirsi svilito nell’essere assorbito in un museo e diretto da un dirigente con altre competenze selezionato con un concorso internazionale?
9. Come pensa, ministro, che possano essere svolti efficacemente i servizi bibliografici e bibliotecari nazionali, quando ai direttori delle due Biblioteche nazionali di Roma e Firenze si ritiene di poter affidare la guida di altre biblioteche del territorio, fra loro diversissime per funzioni?
10. Ritiene sia possibile l’attività di sorveglianza sugli archivi correnti degli uffici periferici dello Stato senza la presenza di dirigenti in grado di far rispettare le norme più importanti per la conservazione della memoria contemporanea?
Aggiornamento: 13 dicembre 2014 – il Ministro Franceschini risponde alle dieci domande sulla riforma del MiBACT