Riportiamo le motivazioni del Premio Bianchi Bandinelli 2018 assegnato a Pierluigi Cervellati nel corso dell’incontro Il diritto alla città storica.
Roma, 12 novembre 2018
Pierluigi Cervellati (Bologna, 18 ottobre 1936), laureato in architettura a Firenze. Dal 1964 al 1980 assessore del Comune di Bologna al traffico, poi all’edilizia pubblica e privata e all’urbanistica. Ha insegnato alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna e all’Iuav di Venezia. Allievo di Leonardo Benevolo e legato ad Antonio Cederna condivise con loro l’idea dell’architettura come costruzione sociale (in opposizione alla figura dell’architetto artista e archistar) e dell’insostituibile valore dell’accadere storico nell’evoluzione delle città: la scandalosa forza rivoluzionaria del passato, per dirla con Pier Paolo Pasolini. Ma evitò l’impasse dell’astrazione privilegiando l’impegno operativo, la sperimentazione, la verifica istituzionale. E da amministratore (“committente di se stesso”) è stato il fondatore del restauro urbano.
Il suo nome è tutt’uno con il piano per il centro storico di Bologna del 1972, in effetti un piano per l’edilizia economica e popolare che per la prima volta prevedeva la realizzazione di edilizia pubblica tramite interventi di recupero (grazie anche al contributo giuridico di Alberto Predieri): la tutela delle strutture fisiche come condizione per garantire la permanenza in centro storico delle famiglie residenti e delle attività tradizionali (soprattutto l’artigianato).
Il piano – basato sulla lettura dei catasti storici e sul metodo dell’analisi e della classificazione tipologica elaborato negli anni precedenti da Saverio Muratori e Gianfranco Caniggia che tra l’altro ammetteva una semplificata ma rigorosa procedura nella definizione dei progetti – si qualificò subito come un’alternativa all’espansione urbana. Ebbe una vasta e ammirata notorietà internazionale che consentì all’Italia di guadagnare un indiscusso primato con il riconoscimento della conservazione del patrimonio storico come componente dell’urbanistica contemporanea.
L’universalità del restauro territoriale, dalla città al paesaggio naturale, fu confermata da Cervellati con il piano del parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, approvato nel 1989.
Colto, brillante, con il gusto di destabilizzare i valori assestati, nel profilo degli autori di un recente libro sull’ultima e sciagurata legge urbanistica dell’Emilia Romagna ha scritto di se medesimo: «M’illudo di aver contribuito a definire l’ignota disciplina del ‘restauro urbano’». Con questo premio, l’associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli si augura di contribuire a convincerlo che il restauro urbano non è un’illusione, ma un’incontestabile necessità.