Pubblichiamo un appello contro il trasferimento da Pisa all’Expo di otto statue di Nicola e Giovanni Pisano e di un’opera di Masaccio. Per sottoscriverlo inviare una mail a cristiano.giometti@unifi.it
Contro il prestito di opere di Nicola e Giovanni Pisano e di Masaccio all’Expo
Nel silenzio generale della città di Pisa, otto statue attribuite a Nicola e Giovanni Pisano del Museo dell’Opera del Duomo (attualmente in ristrutturazione) e il San Paolo di Masaccio del Museo nazionale di San Matteo sono in partenza per l’Expo di Milano. La locale Soprintendenza, in accordo con il Polo Museale Regionale della Toscana, aveva provato a opporsi richiamando questioni di opportunità (la tavola di Masaccio è una delle principali opere del San Matteo e perciò considerata inamovibile) e di salvaguardia (le statue non sono mai state concesse in prestito in virtù della loro mole). Ma la storia era già stata scritta altrove e nel giro di pochi giorni si è assistito alla rettifica del diniego: evidentemente le ragioni della tutela non sono più sufficienti ad arginare pressioni esercitate dall’alto. I marmi di Nicola e Giovanni Pisano saranno esposti fino al 15 ottobre nella chiesa di San Gottardo in Corte in uno spazio condiviso con l’azienda Robot City, specializzata nella riproduzione di opere d’arte in 3 dimensioni; sarebbe stato più opportuno, dunque, prestare i calchi in gesso già esistenti degli originali del Battistero di Pisa. La tavola di Masaccio, invece, troverà collocazione auspicabilmente per un solo mese nel padiglione Eataly, una serie di stand da Festa dell’Unità tra ristoranti regionali e bar, piadine e tortellini, secondo il concetto della grande distribuzione organizzata applicata all’arte.
Noi siamo convinti che non si debbano mettere a rischio opere fragili e difficilissime da spostare, straordinarie nel loro contesto e non in mezzo alla distratta frequentazione di turisti alla ricerca di quelle sensazioni eclatanti che l’Expo milanese promette. E non ci sentiamo affatto tranquilli non solo riguardo alla movimentazione delle opere ma anche alla loro sicurezza, persino di fronte a possibili eventi eccezionali di cui i giornali hanno tanto parlato nei giorni scorsi. A chi dovremmo chiedere allora conto di un danno assoluto, ai talebani di casa nostra, cioè tutti quelli che in nome dei grandi eventi permettono tali scempi?