Lettera a MIC e ARS

Lettera a MIC e ARS

Lettera aperta per assegnare gli incarichi di responsabilità dei Parchi e Musei archeologici, Gallerie d’Arte e delle sezioni tecnico scientifiche delle Soprintendenze della Regione Sicilia ai funzionari direttivi specialisti dei beni culturali

al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano,
al Presidente del Consiglio Superiore dei beni culturali e paesaggistici, Prof. Gerardo Villanacci,
al Presidente della Regione Siciliana on. Renato Schifani,
all’ Assessore regionale dei beni culturali e dell’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato,
al Presidente della Commissione Cultura ARS on. Fabrizio Ferrara,
a tutti i deputati dell’ARS,


OGGETTO: DDL 366/2023 in discussione presso l’Assemblea Regionale Siciliana Commissione V Cultura, Formazione, Lavoro

Pochi giorni fa, sulla stampa, ha destato scandalo la nomina di un agronomo alla direzione del Parco archeologico di Morgantina e della Villa romana del Casale di Piazza Armerina. Ma in realtà non è l’unico caso di direttore di un parco archeologico siciliano sprovvisto dei titoli previsti dalla figura professionale di archeologo prescritta per il ruolo di responsabile delle attività operative di tutela, restauro e valorizzazione del patrimonio archeologico (Codice dei beni culturali e del paesaggio, articolo 9 bis, come attuato dal DM Mibac 244/2019).
Nell’organigramma del Dipartimento beni culturali e identità siciliana risulta una sola archeologa direttrice del Parco di Naxos e Taormina (in procinto di andare in pensione). Tutti gli altri hanno i seguenti profili professionali: agronomi nel Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, e in quello di Catania e della Valle dell’Aci; una laureata in scienze politiche nel Parco archeologico di Gela; architetti nei Parchi archeologici di Agrigento, Segesta, Himera (Iato e Solunto), Lilibeo Marsala, Tindari, Eolie, Leontinoi e, infine, Siracusa, dove il Parco archeologico della “ comprende anche il Museo Paolo Orsi, Eloro, la Villa del Tellaro ed Akrai. In realtà anche gli altri parchi archeologici inglobano, contra legem tutte le aree e i musei archeologici delle nove province siciliane, ad esclusione del solo Museo archeologico Salinas di Palermo, che, però, è diretto anch’esso da un architetto.
Quindi, la quasi totalità del patrimonio archeologico siciliano non è affidato alla responsabilità di archeologi, nonostante vi siano attualmente in servizio nell’assessorato regionale decine di funzionari direttivi archeologi, entrati con un concorso del 2000 per “dirigente tecnico dei beni culturali”, ai sensi della L.R. 116/1980, corrispondente alla qualifica richiesta dalla legge regionale 20/2000 per il ruolo di direttore dei Parchi archeologici siciliani.
Da anni le scriventi associazioni chiedono all’amministrazione regionale il rispetto delle vigenti leggi regionali e nazionali nelle assegnazioni degli incarichi di direzione dei Parchi e dei Musei archeologici, così come delle Gallerie d’Arte e delle sezioni tecnico scientifiche delle Soprintendenze siciliane.
Nei ruoli direttivi della Regione sono, infatti, in servizio, da decenni, archeologi, archivisti, bibliotecari e storici dell’arte in possesso dei titoli legali e della formazione professionale per ricoprire questi ruoli direttivi e le elevate funzioni tecnico scientifiche previste dal Contratto collettivo regionale di lavoro ( e dalle leggi regionali e nazionali del settore. Eppure, come abbiamo visto, si fanno scelte diverse, non soltanto nel caso dei parchi archeologici ma in molti altri luoghi della cultura.
Si richiama il caso, già da noi denunciato, del decreto n. 2314 del 2023 del dirigente generale dei Beni culturali ed identità siciliana che ha istituito 34 posizioni organizzative per l’espletamento di “elevate funzioni tecnico scientifiche” affidandone 30 a personale con la qualifica di “assistente tecnico diplomato” piuttosto che ai funzionari archeologi, archivisti, bibliotecari e storici dell’arte in possesso di titoli di laurea e postlaurea.
Dopo anni di atti amministrativi contra legem il recente decreto poteva essere l’occasione per voltare
pagina e iniziare ad affidare le responsabilità dei procedimenti di tutela e gli interventi di conservazione, restauro e valorizzazione dei beni culturali a chi ne ha la titolarità per legge. Si è deciso, invece, di continuare ad ignorare le elevate professionalità esistenti nei ruoli tecnici dei beni culturali, con la conseguenza di mettere a rischio il sistema regionale di tutela. A tal proposito richiamiamo l’attenzione sul problema della gestione dei fondi strutturali europei e del PNRR, che la Regione rischia di non impiegare, o impiegare impropriamente, proprio per la mancanza delle adeguate professionalità nella direzione degli Istituti di tutela.
Come scriviamo nell’appello, che alleghiamo alla presente, a cui hanno aderito centinaia di esperti
nazionali: “il paradosso, tutto siciliano, è che la maggioranza dei dirigenti del ruolo unico e dei funzionari geometri assegnati alle strutture dei beni culturali non hanno mai fatto un concorso per i beni culturali”.
L’ultimo atto del processo, qui descritto, di demolizione del sistema regionale di tutela, che la normativa vigente fonda sulle competenze disciplinari, è il ddl 366/2023, attualmente in esame all’ARS, del quale abbiamo già segnalato gli evidenti rilievi di incostituzionalità con una lettera aperta trasmessa nell’anno 2023 al Ministro Sangiuliano, al Presidente della Regione e alle altre autorità nazionali e regionali in indirizzo nella presente. Segnaliamo nuovamente la pericolosità delle norme proposte dal ddl in oggetto: il silenzio assenso nelle procedure di autorizzazione sui beni culturali; l’affidamento degli incarichi di direzione dei Musei e Parchi archeologici a dirigenti esterni sulla base di non precisati esperienze e titoli; l’assegnazione, in forma diretta, della gestione dei Luoghi della Cultura.
Tale proposta legislativa regionale si pone, come abbiamo spiegato, in netto contrasto con quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, considerato dalle sentenze della Corte Costituzionale quale norma di “grande riforma economico sociale” e, pertanto, non derogabile neanche dalle Regioni a statuto speciale.
Per quanto sopra espresso, chiediamo:


agli onorevoli Deputati in indirizzo di respingere il ddl in oggetto, in considerazione degli evidenti aspetti di incostituzionalità sopra rilevati;

chiediamo all’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana in indirizzo di assegnare gli incarichi di responsabilità dei Parchi e Musei archeologici, Gallerie d’Arte e delle sezioni tecnico scientifiche delle Soprintendenze ai funzionari direttivi specialisti dei beni culturali, archeologi, archivisti, bibliotecari e storici dell’arte, in possesso dei titoli previsti per legge, come avviene regolarmente nel Ministero della Cultura;

chiediamo all’Assessore regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana in indirizzo di ritirare, in autotutela, il decreto 2314/2023 del dg beni culturali, in quanto gravemente dannoso per le casse regionali;

chiediamo al Presidente della Regione Siciliana in indirizzo di ritirare il decreto 9/2022 con cui il precedente Governo regionale, contra legem ha soppresso le sezioni tecnico scientifiche nelle Soprintendenze, Gallerie d’Arte, Musei e Parchi archeologici della Regione Siciliana.

LEASSOCIAZIONI FIRMATARIE
Confederazione Italiana Archeologi (Presidente nazionale Angela Abbadessa)
Italia Nostra (Segretario Nazionale Michele Campisi e presidente regionale Leandro Janni)
Memoria e Futuro (Presidente Adriana Laudani)
Ranuccio Bianchi Bandinelli (Presidente Rita Paris)
Emergenza Cultura (Coordinatrice Maria Pia Guermandi)
Icom Italia (Coordinamento Sicilia Antonio Di Lorenzo)

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