Questa Associazione esprime il proprio sostegno per la conservazione integrale dello stadio Artemio Franchi, di cui è prevista una ristrutturazione in seguito all’inserimento dell’emendamento sbloccastadi nel decreto semplificazioni approvato il 2 settembre scorso (DL n. 76/2020).
L’art. 55-bis del decreto prevede infatti modifiche agli impianti sportivi e affida al Ministero competente l’individuazione di alcuni specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria, con modalità e forme di conservazione anche distaccata dal nuovo impianto sportivo.
Si prevede dunque l’abbattimento di strutture ritenute oggi inadeguate e la riproduzione degli elementi strutturali in una sorta di mostra di come era.
L’emendamento inserito nel Decreto Semplificazione annulla l’efficacia di una serie di articoli del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ignorando la tutela dell’interesse culturale riconosciuto dal Ministero, a favore di una migliore fruibilità.
Lo stadio, progettato nel 1929 dagli ingegneri Pier Luigi Nervi e Gioacchino Luigi Mellucci, fu inaugurato ufficialmente il 13 settembre 1931.
Architetti e ingegneri apprezzarono subito l’originalità, il carattere innovativo e la pregevolezza dell’opera nel suo coniugare la raffinatezza estetica e il rigore strutturale con le eleganti e ardite strutture in cemento armato. All’unanimità fu ritenuto un capolavoro dell’architettura italiana degli anni trenta.
I giornali definirono lo stadio «un’opera ricca, poderosa e coraggiosa». La Rassegna del Comune sottolineava la «bellezza» della costruzione.
Raffaello Brizzi, direttore della Scuola Superiore di Architettura di Firenze, nella Prolusione all’anno accademico 1931-32, lodava la «nuova fabbrica dello stadio che intesa nel suo carattere, ha pregi notevoli di volumi ritmicamente disposti e composti in un ardito e solenne organismo costruttivo».
Giovanni Michelucci, nelle pagine di Architettura, ne esaltava lo «schietto carattere moderno».
Hugo Meisl, tecnico del Wunderteam austriaco, uno dei maggiori allenatori degli anni venti e trenta, definì il nuovo impianto fiorentino «il migliore stadio del mondo sia dal punto di vista strettamente estetico che da quello della funzionalità delle sue attrezzature sportive e della comodità per il pubblico: un’opera all’altezza di Firenze».
Lo stadio comunale di Firenze è tra le realizzazioni più geniali dell’ingegnere Nervi. Si tratta della prima documentazione di strutture realizzate in cemento armato, con elementi innovativi e avveniristici per l’epoca realizzati con tecnologie d’avanguardia, come la pensilina priva di sostegni intermedi, le scale elicoidali e la torre di Maratona. La struttura è pertanto un capolavoro indissolubile, composto da singole parti che si accordano armoniosamente per creare un insieme di rara bellezza. Inoltre il drenaggio del terreno di gioco è considerato tra i migliori d’Europa e per capienza è il quinto stadio italiano.
In occasione dei Mondiali del 1990 lo stadio subì pesanti manomissioni, ma conservò comunque il fascino originario. Fu abbassato di circa 2,20 metri il terreno di gioco, sono state compiute diverse integrazioni funzionali e tecnologiche ritenute necessarie (come scale integrative esterne e interne, accessori degli impianti tecnici e nuove pensiline a sbalzo in metallo) e sono state restaurate le strutture in cemento armato.
Questa Associazione auspica che lo stadio sia conservato nella sua situazione attuale, anche con le ristrutturazioni del 1990, ormai irreversibili, senza l’abbattimento di parti che sono elementi costitutivi essenziali di un insieme organico e spettacolare, e tanto meno senza la ricostruzione, anche in scala ridotta, della struttura o di singole parti, soluzione più idonea a un parco giochi che a un’opera straordinaria di architettura.
Il Presidente e il Consiglio Direttivo
Fotografia di Giaccai da Wikimedia Commons