di Giovanna Merola
In assenza di un piano organico per le biblioteche statali, quelle dipendenti dal Ministero beni culturali, il concorso per nuovi funzionari bandito giorni fa penalizza severamente queste strutture, destinando loro solo 25 posti di bibliotecario, contro 95 per gli archivi, 130 di architetto, 30 per la promozione e comunicazione. E’ necessario ricordare
che queste biblioteche, oltre a conservare patrimoni unici, costituiscono
l’ossatura del sistema bibliotecario italiano, svolgono funzioni e servizi
nazionali, gestiscono la rete SBN di oltre 5000 biblioteche? Che tra queste
ci sono le due Biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze, l’Istituto
centrale del catalogo unico?
Già prostrate da finanziamenti sempre più esigui, queste strutture hanno
visto negli ultimi anni diminuire progressivamente il personale. Oltre a
questo, si aggiunga che molti bibliotecari sono in servizio in altri
istituti dei beni culturali (soprintendenze, archivi, ecc.), ma soprattutto
che la recente attribuzione delle funzioni di tutela dei beni librari alle
soprintendenze archivistiche rende necessaria la presenza in quelle sedi di
un funzionario bibliotecario. E’ da presumere quindi che i vincitori del
concorso saranno tutti assorbiti dalle soprintendenze archivistiche,
lasciando sguarnite le biblioteche che sono allo stremo – attualmente il
63% del personale supera i 60 anni – o si verificherà l’effetto opposto, in ambedue i casi
con ovvie carenze nell’esercizio della tutela. Per questo motivo si sono dimessi Giovanni Solimine dal Consiglio superiore dei Beni culturali e l’intero comitato tecnico (Bellingeri, Guerrini, Matthiae e Roncaglia).