Lunedì 29 febbraio, presso la Sala Alessandrina del complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, sono stati consegnati i premi Ranuccio Bianchi Bandinelli “La tutela come impegno civile”. I premi sono andati a Tommaso Lussu e all’Associazione Giovanni Secco Suardo.
Una dedica a Khaled el-Assaad
di Pier Giovanni Guzzo
Propongo di intitolare il premio annuale 2015 dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli alla memoria di Khaled el-Assaad, trucidato nell’agosto 2015 per mano dei terroristi jahdisti.
La motivazione consiste nella lunga attività di Khaled el-Assaad dedita alla conoscenza, alla tutela ed alla valorizzazione del complesso dell’antica città di Palmira: così anche da farne elemento di lavoro a favore degli odierni abitanti della zona. I meriti di tale lunga opera di scavo, di restauro, di pubblicazione e di divulgazione sono stati riconosciuti a Khaled el-Assaad da numerosi studiosi di antichità medio-orientali, provenienti da differenti Paesi. Alla tempra di studioso e di difensore dell’antica città e di quanto in essa era stato ritrovato, Khaled el-Assaad univa un’aperta e pronta ospitalità a favore di quanti, non importa se affermati studiosi o giovani studenti, si avvicinavano alle antichità di Palmira per conoscerle, per apprezzarle, per studiarle e per renderle sempre più e meglio note.
Un tale genere di attività potrebbe rendere Khaled el-Assaad simile a molti altri professionisti rivolti alla conoscenza, alla tutela ed alla valorizzazione di complessi d’interesse culturale. Ma queste qualità e realizzazioni hanno ricevuto con la brutale, ingiustificata e vile uccisione patita da Khaled el-Assaad il suggello di un’esemplarità e di una testimonianza che, al momento, non hanno pari nella storia della cura scientifica di complessi culturali.
La sorte che ha sofferto Khaled el-Assaad ha reso evidente che egli ha preferito essere ucciso piuttosto che tradire la linea di pensiero e di azione che aveva finallora informato la propria condotta. Alla rettitudine dell’ingegno che si richiede ad ogni intellettuale, Khaled el-Assaad ha aggiunto la suprema coerenza di un retto comportamento. Opponendosi alla richieste dei suoi carnefici, egli ha continuato a tutelare, anche oltre il momento della sua uccisione, quanto era riuscito a conoscere dell’antica città. Ai meriti della sua vita di studioso Khaled el-Assaad ha aggiunto la testimonianza della propria morte: la quale assume, per l’etimologia, la valenza di un martirio.
A paragone delle situazioni che ci circondano più da vicino, il tragitto di Khaled el-Assaad appare alto e luminoso: il suo esempio deve costituire pietra di paragone per quanti sono attivi nella tutela dei complessi culturali. L’intitolazione del premio Bianchi Bandinelli 2016 alla sua memoria assume, quindi, un significato che va oltre il riconoscimento al custode, anche oltre la propria morte, di Palmira: l’esigenza di conoscere e conservare è l’antitesi più evidente all’ignoranza ed al fanatismo, nelle loro manifestazioni non solamente in Medio Oriente ma, talvolta, anche in Occidente.
Così sono stati scelti i vincitori
di Lucinia Speciale
Dalla pubblicazione del bando a fine novembre alla sua scadenza, prorogata al 15 gennaio, alla casella del Premio sono arrivate 232 candidature. Oltre la data, si sono poi aggiunte alcune decine di proposte, sino a raggiungere il numero complessivo di oltre 280 segnalazioni; di queste ultime fortunatamente una sola che non sia stato possibile prendere in considerazione per scadenza dei termini.
Le candidature esaminate sono state complessivamente 25. Ne sono state scartate tre, due delle quali non potevano essere accolte perché indicavano altrettanti componenti del direttivo: Rita Paris, che già l’anno scorso era stata candidata per l’impegno costante “contro ogni tentativo di speculazione edilizia e per la ricomposizione dello straordinario patrimonio archeologico romano” – sono parole del proponente – e Sara Parca, la nostra segretaria di questi anni che, insieme a Simona Turco, ha promosso un prezioso lavoro di emersione dell’amplissimo precariato che caratterizza ormai da decenni il lavoro nei beni culturali. Da quella iniziativa – è forse il caso di ricordarlo – sarebbe scaturito l’autocensimento di queste figure professionali che la nostra associazione ha promosso e realizzato. Un problema, questo, è il caso di ricordarlo, ancora attualissimo. È di qualche giorno fa la segnalazione di quanto sta accadendo ai famosi 500 giovani per la cultura intrappolati in un conflitto d’attribuzione tra due ministeri.
Come già un anno fa, tra i proponenti è radunata una notevole varietà di persone: professionisti, docenti universitari, studenti, operatori di vari settori, associazioni, istituzioni. Anche sotto questo profilo, l’edizione 2016 si è rivelata per l’associazione Bianchi Bandinelli una straordinaria occasione per conoscere meglio, non solo i nostri soci – dai quali sono scaturite molte delle segnalazioni – ma un’intera galassia, per la quale la tutela di un luogo, di un monumento, di un contesto, di un’attività di servizio culturale è un impegno civile.
Il premio ci ha offerto anche quest’anno un osservatorio su realtà che inevitabilmente sfuggono alla cronaca culturale, ma che svolgono spesso un lavoro di salvaguardia importante, spesso vitale. Le candidature che sono state proposte sono un riflesso abbastanza puntuale di questa attenzione: non è un caso che vi figurino – accanto a personalità molto impegnate e per questo molto conosciute, come Salvatore Settis, Vittorio Emiliani o Tomaso Montanari – piccole ma agguerrite associazioni di lettori, come gli Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa o l’Associazione dei Lettori della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ai quali dobbiamo molto, così come dobbiamo molto al personale che ha portato alla luce la scandalosa vicenda della Biblioteca dei Girolamini di Napoli, e che si sta impegnando – oggi – per restituirne la fruizione a studiosi e lettori.
Non sono mancate segnalazioni di personalità di grande spessore, come quella del generale Roberto Conforti, primo comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio dei carabinieri o il prof. Rosario Acquaviva, antropologo di fama, al quale appartiene la realizzazione della rete museale etnografica iblea. Dalla Sicilia provengono anche altre indicazioni interessanti; tra queste il volume che raccoglie una ricerca collettiva sugli incunaboli conservati nelle biblioteche di Siracusa, pubblicato grazie ad un crowdfunding. Ha la suggestione di un’impresa difficile e coraggiosa il progetto ‘Alchimia della Bellezza’ di Farid Adly, un giornalista libico residente in Italia impegnato nella creazione di un Museo dell’Arte Contemporanea dei Nebrodi ad Acquedolci (ME), nei locali di una stazione ferroviaria dismessa.
Fanno infine storia a sé due candidature, entrambe legate alla dimensione dell’impegno civile esercitato attraverso il teatro. Mi riferisco alla Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana, che ha garantito la sopravvivenza di un glorioso teatro storico di Novara, evitando che l’immobile di primo Novecento nel quale era insediato fosse abbattuto e restituendolo alla sua vocazione naturale. Un’autentica valanga di segnalazioni ha accompagnato la candidatura del gruppo “Chille della Balanza”, che dal 1998 opera all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di San Salvi a Firenze, dove “la Compagnia svolge un’ importante e instancabile opera di sensibilizzazione del vasto pubblico alle problematiche relative all’esistenza umana dei malati con disturbi psichiatrici“, come recita una delle numerose lettere di sostegno a questa candidatura.
Per l’anno prossimo è allo studio un nuovo regolamento, che ci aiuterà in una scelta a volte difficile.
Ecco le motivazioni
Tommaso Lussu
di Giovanna Merola
Tommaso Lussu è un archeologo che si è trasferito da alcuni anni nel paese di Armungia, uno dei piccoli paesi del sud della Sardegna, e lì ha riqualificato la casa di suo nonno Emilio Lussu, un’antica casa a corte della metà dell’800, dove Emilio era nato e a cui era rimasto legatissimo, nonostante l’esistenza travagliata e avventurosa che lo costrinse a lunghi anni di esilio, prima, e di vita lontano dalla Sardegna, poi.
Casa Lussu, l’associazione costituita da Tommaso Lussu, è diventata motore di un bel progetto che da un lato intende dare il giusto valore al patrimonio culturale inscritto in questa casa, rappresentato dalla storia di Emilio e Joyce Lussu, dall’altro è dedicato al rilancio e alla sperimentazione di un’attività di qualità, quella della tessitura a mano del tappeto sardo, utilizzando antichi telai orizzontali in legno.
In Sardegna, la tessitura non era un’attività a sé stante, ma era presente in ogni casa per la produzione corrente di oggetti di uso quotidiano (coperte, lenzuoli, asciugamani, tovaglie) e, allo stesso tempo, era uno strumento per integrare il reddito agricolo. L’iniziativa di Tommaso Lussu si colloca in un contesto in via di abbandono e si qualifica con la ripresa e lo studio dei saperi artigianali di Armungia, tutelando e rendendo attuale un patrimonio di cultura e di saper fare.
Partendo dalla riscoperta dei motivi tradizionali, questo patrimonio culturale sardo viene interpretato come un mezzo su cui innestare l’innovazione: il passato dunque viene rivisitato con una sensibilità contemporanea e con una visione sicuramente innovatrice rispetto al panorama tipico dell’artigianato sardo. La tessitura è il centro delle attività dell’ Associazione “Casa Lussu”, che organizza seminari, corsi e laboratori destinati al territorio e alle scuole: questa attività di formazione è stata approfondita e rilanciata in collaborazione con altri tessitori, designers, grafici e con alcune università della Sardegna. Vengono promosse inoltre altre iniziative di interesse culturale più ampio: incontri, mostre, concerti, proiezioni cinematografiche, presentazione di libri.
Così la casa di Emilio Lussu oggi ha una nuova vita: è un luogo di lavoro, di incontri, di relazioni in un paese che ha 500 abitanti ed è in costante calo demografico.
Tullio De Mauro ne La cultura degli italiani (Bari 2010) ha individuato le tre radici della cultura, intesa in senso ampio, nella trasmissione per imitazione, ricombinazione di elementi già dati, invenzione; e, sempre nella stessa intervista, raccolta da Francesco Erbani, parlando della frattura tra mondo contadino e mondo urbano, tra mondo popolare e mondo borghese, ha scritto: “Quelle capacità artigianali che la bottega familiare (del mondo contadino) aveva elaborato e trasmesso e che sono state una forza per la sopravvivenza, per il reddito, per il passaggio alla vita urbana e industriale, sono sparite, non esistono più i luoghi di questa formazione”.
Per l’impegno nel contrastare la perdita di saperi e tradizioni, il Premio Ranuccio Bianchi Bandinelli viene conferito a Tommaso Lussu, che ha recuperato e reinventato con un lavoro scientifico una delle principali capacità artigianali della Sardegna, e al tempo stesso ha reso accessibile e valorizzato un ambiente di grande suggestione storica, la casa di suo nonno Emilio Lussu, e ha creato le condizioni per una rinascita della micro economia locale, quindi di lavoro e sviluppo sostenibile.
Associazione Giovanni Secco Suardo
di Cettina Mangano
L’Associazione Giovanni Secco Suardo, intitolata all’autore del primo celebre manuale di Restauro a carattere scientifico pubblicato in Italia dopo l’Unità, opera dal 1991 come Centro di Studi e Ricerche, il cui scopo è principalmente la promozione e la diffusione della cultura della Conservazione e del Restauro, nel nostro paese e a raggio internazionale.
Dal 1995 l’Associazione ha lanciato, coordinato e sostenuto in particolare il progetto ASRI – Archivio Storico Nazionale e Banca Dati dei Restauratori Italiani – con un duplice obiettivo: impedire la dispersione del prezioso patrimonio degli archivi privati dei restauratori italiani, accogliendoli nella sede di Lurano, in provincia di Bergamo, ordinandoli e rendendoli disponibili agli studiosi attraverso la conservazione fisica dei documenti e materiali, spesso eterogenei, e una rigorosa catalogazione. In parallelo, d’intesa con il Ministero dei beni e attività culturali attraverso l’Istituto Centrale del Restauro e la Direzione Generale degli Archivi e con il sostegno della Direzione Generale Cultura della Regione Lombardia, ha avviato le ricerche per l’edizione di un Dizionario storico-biografico dei restauratori italiani, allora come ora inesistente, ma presto trasformato in un complesso progetto di generazione e implementazione di una banca dati multimediale, strutturata in informazioni relative alle fonti e alla storia degli interventi e metodologie di restauro e alle figure dei restauratori italiani tra XVIII e XX secolo.
Primo e unico progetto del genere ad oggi in ambito europeo, ASRI è riuscito a catalizzare in poco più di quindici anni di attività, dopo l’iniziale avvio di collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Storia dell’arte medievale e moderna dell’Università La Sapienza di Roma, l’interesse di ricercatori, studiosi e studenti afferenti a quattordici università italiane, attraverso campagne di schedatura, preparate da seminari di formazione e convegni, delle quali ventiquattro come progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) sostenuti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Tutte le unità di ricerca si sono avvalse delle metodologie, degli strumenti e dell’assistenza informatica forniti dall’Associazione Giovanni Secco Suardo e tutti i risultati sono confluiti, da un lato, in un patrimonio di decine di migliaia di schede critiche che hanno alimentato la banca dati, dall’altro in una collana di pubblicazioni che hanno contribuito a fare luce sul ruolo svolto dai restauratori nella sopravvivenza di tanta parte del nostro patrimonio archeologico e storico artistico.
Il Premio Ranuccio Bianchi Bandinelli 2016 viene conferito all’Associazione Secco Suardo nella persona del suo Presidente Lanfranco Secco Suardo quale riconoscimento di un’azione disinteressata e illuminata per la conoscenza e valorizzazione di uno degli aspetti più caratterizzanti della storia della tutela in Italia, con ricadute fondamentali anche sul suo esercizio attuale. Intende segnalare inoltre il valore esemplare di un progetto che ha saputo avvalersi della sinergia tra iniziativa privata e istituzioni pubbliche, tra università e organi di tutela sia centrali che territoriali, aprendo spazi all’ impegno di numerosissimi giovani studiosi. Denuncia infine il rischio che il progetto stesso debba interrompersi non trovando più adeguata attenzione istituzionale e, a causa della crisi economica, le risorse indispensabili al pieno sviluppo delle sue potenzialità, nonostante la coraggiosa resistenza di chi lo ha ideato e promosso.