Perché solo volontari per le visite guidate al Quirinale?

Perché solo volontari per le visite guidate al Quirinale?

Un appello dell’Associazione Bianchi Bandinelli contro le previste modalità di visita al Quirinale
Apprendiamo che dal 23 giugno prossimo il Palazzo del Quirinale, per decisione del Presidente della Repubblica, aprirà le porte agli italiani tutti i giorni, dalle 9,30 alle 16,30 tranne il lunedì e il giovedì, proponendo la scelta di due percorsi, di cui il primo (artistico-istituzionale) al costo della sola prenotazione di 1,5 euro a persona e il secondo (artistico-istituzionale e tematico) al costo di 10 euro. La visita sarà possibile esclusivamente a mezzo prenotazione on-line o call-center, e pagamento anticipato con carta di credito, e prevede che volontari del Touring Club o studenti dell’Università “La Sapienza” accompagnino i visitatori durante il percorso.
Fino a oggi le visite al Quirinale erano affidate a personale altamente qualificato: guide selezionate tramite concorso pubblico dalla Provincia di Roma e storici dell’arte o archeologi per conto di associazioni culturali, molti dei quali laureati, specializzati e addottorati nelle discipline attinenti il tipo di percorso di visita. L’odierno provvedimento, che impone di fatto l’ingresso al palazzo esclusivamente in presenza di volontari, è a dir poco sconcertante. Il primo ordine di perplessità riguarda la violazione dell’art. 1 della Costituzione, che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”; il secondo, l’equivoco, sempre più diffuso in tempi di crisi economica, intorno al concetto stesso e al valore sociale del volontariato. Spiace constatare che lo stesso equivoco rischi di orientare le scelte delle più alte cariche dello Stato, nonché delle università preposte alla formazione scientifica dei giovani.
Crediamo che un’istituzione pubblica non possa legittimare l’utilizzazione inappropriata, cioè lo sfruttamento, di una qualunque forma di attività professionale a titolo gratuito. Si vanifica così, oltre che l’investimento economico, il significato culturale del lungo iter formativo universitario e post-universitario specialistico che dovrebbe avere come scopo l’impiego professionale presso le strutture idonee ad avvalersene. Il volontariato risponde a criteri esattamente opposti: un qualunque cittadino, che svolga o meno una propria attività professionale, presta gratuitamente servizio per scopi sociali o umanitari. Si direbbe che il Quirinale non raccolga i dati decisamente allarmanti di questa doppia casistica nel nostro Paese.
L’Associazione Bianchi Bandinelli ha dedicato analisi e proposte al problema, in particolare con il convegno “L’Italia dei beni culturali: formazione senza lavoro, lavoro senza formazione” (Roma 2012).
Grazie all’impegno qualificato di archeologi e storici dell’arte negli ultimi anni il numero dei visitatori dell’illustre Palazzo e delle collezioni era in continua crescita; al pubblico veniva offerto un vero e proprio servizio di visite guidate, itinerari di conoscenza e approfondimento storico artistico, non un semplice accompagnamento. Eppure un grande numero di quel personale altamente specializzato faceva parte del precariato culturale di cui l’Italia vanta il triste primato e sarebbe davvero colpevole se allo stesso destino venissero indirizzati i giovani volontari a cui oggi, pur senza un’adeguata preparazione, si offre l’illusione di una possibile futura occupazione.
Ci appelliamo alla massima autorità dello Stato affinché vengano modificati i provvedimenti in questione e sia garantita piena dignità culturale all’esperienza di visita della Casa degli Italiani.

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