ANNALE n. 22 (2010): Legislazione dei Beni culturali: quale insegnamento nell’Università italiana?

ANNALE n. 22 (2010): Legislazione dei Beni culturali: quale insegnamento nell’Università italiana?

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Annali dell’Associazione Bianchi Bandinelli 

n. 22 – 2010

Legislazione dei Beni culturali:

quale insegnamento nella Università italiana?

a cura di Maria Giovanna Sarti

coordinamento scientifico di Marisa Dalai Emiliani

Atti del Convegno tenuto a Roma il 19 giugno 2009

Interventi di Carla Barbati, Luca Bellingeri, Rita Borioni, Lida Branchesi, Giuseppe Chiarante, Valter Curzi, Marisa Dalai Emiliani, Federico De Martino, Pietro Graziani, Marianna Madia, Pietro Petraroia, Maria Giovanna Sarti, Diego Vaiano, Maria Emanuela Vesci, Anna Maria Visser.

«Annali dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, fondata da Giulio Carlo Argan», n. 22, Iacobelli editore, Pavona di Albano Laziale (Roma) 2010

20 aprile 2011: E’ uscito in nuovo Annale ABB “Legislazione dei beni culturali”

Nella collana degli Annali dell’Associazione Bianchi Bandinelli è uscito un nuovo volume, il numero 22, che contiene gli Atti della Giornata di discussione sul tema “Legislazione dei Beni Culturali: quale insegnamento nella Università italiana?”. La Giornata si era tenuta a Roma, presso la Sala Santa Marta al Collegio Romano, il 19 giugno 2009 ed era frutto di un accurato lavoro preliminare di indagine sulla situazione degli insegnamenti universitari di Legislazione dei beni culturali, si terrà a Roma. Il volume è a cura di Maria Giovanna Sarti, sotto il coordinamento scientifico di Marisa Dalai Emiliani, e contiene interventi di Carla Barbati, Luca Bellingeri, Rita Borioni, Lida Branchesi, Giuseppe Chiarante, Valter Curzi, Marisa Dalai Emiliani, Federico De Martino, Pietro Graziani, Marianna Madia, Pietro Petraroia, Maria Giovanna Sarti, Diego Vaiano, Maria Emanuela Vesci, Anna Maria Visser. Nella scheda è possibile leggere l’introduzione di Giuseppe Chiarante. Il volume viene inviato gratuitamente a tutti i soci in regola con le quote associative.

Scheda sul volume  –  Pagina sull’iniziativa 

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Legislazione dei Beni culturali:

quale insegnamento nella Università italiana?

Nota

Questo volume raccoglie una serie di scritti che riprendono, con integrazioni ed arricchimenti di analisi, gli argomenti trattati nel Convegno “Legislazione dei Beni culturali: quale insegnamento nella Università italiana?” svoltosi a Roma, presso la ex chiesa di Santa Marta, il 19 giugno 2009.

La giornata è stata organizzata da un gruppo di lavoro (Luca Bellingeri, Rita Borioni, Valter Curzi, Marisa Dalai Emiliani, Federico De Martino, Maria Giovanna Sarti, Maria Emanuela Vesci) che ha prodotto un’inchiesta sistematica sull’insegnamento di Legislazione dei Beni culturali nelle Università italiane in riferimento agli anni accademici 2007/08 (per le Classi di laurea, a cura di Federico De Martino) e 2008/09 (per le Scuole di Specializzazione, a cura di Maria Giovanna Sarti). I risultati dell’inchiesta sono consultabili nel sito dell’Associazione Bianchi Bandinelli: www.bianchibandinelli.it, nelle pagine dedicate al convegno.

 
 
Sommario del volume
 

INTRODUZIONE

p. 7 Giuseppe Chiarante

L’INSEGNAMENTO DI LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI: UN BILANCIO

p. 13 Marisa Dalai Emiliani

L’insegnamento di Legislazione dei Beni culturali nelle recenti riforme universitarie

p. 19 Federico De Martino

Risultati dell’inchiesta promossa dall’Associazione Bianchi Bandinelli: l’insegnamento di Legislazione dei Beni culturali nei Corsi di Laurea (a.a. 2007/08)

p. 27 Maria Giovanna Sarti

Risultati dell’inchiesta promossa dall’Associazione Bianchi Bandinelli: l’insegnamento di Legislazione dei Beni culturali nelle Scuole di Specializzazione dell’area umanistica (a.a. 2008/09)

p. 41 Carla Barbati

I manuali in materia di Beni culturali: riflessioni e interrogativi sul metodo

p. 53 Maria Emanuela Vesci – Rita Borioni

Proposta di un manuale propedeutico per l’insegnamento di Legislazione dei Beni culturali nelle Facoltà umanistiche

Tavola rotonda

L’INSEGNAMENTO DI LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI: ESPERIENZE E PROPOSTE

p. 61 Marisa Dalai Emiliani

p. 63 Luca Bellingeri

p. 69 Lida Branchesi

p. 79 Valter Curzi

p. 85 Pietro Graziani

p. 89 Marianna Madia

p. 93 Pietro Petraroia

p. 99 Diego Vaiano

p. 103 Anna Maria Visser
 

_______________________

Introduzione

Giuseppe Chiarante

Associazione Bianchi Bandinelli

Questa iniziativa sull’insegnamento della Legislazione dei Beni culturali

nelle Università italiane si richiama al progetto iniziale dal quale è sorta la

nostra Associazione, ossia al progetto di cui il promotore principale fu Giulio

Carlo Argan. Io ricordo molto bene che quando Argan propose a me e ad

alcuni altri amici e compagni, in parte parlamentari, in parte docenti universitari,

oppure funzionari dell’amministrazione dei beni culturali, di discutere

insieme la costituzione di una nuova associazione, uno dei temi sui quali

pose con particolare forza l’accento fu la necessità di superare il distacco tra

l’Università e la gestione della tutela, che avvertiva come un fatto particolarmente

negativo: e lo avvertiva, ci diceva, sulla base della ormai lunga esperienza

che lo aveva visto prima funzionario dell’amministrazione di tutela

nella quale aveva operato sino a svolgere un ruolo molto rilevante, come

quello di partecipare all’elaborazione della legge 1089 e di promuovere

insieme a Cesare Brandi iniziative molto qualificate come la costituzione

dell’Istituto centrale del restauro, e altre ancora, e poi docente universitario

a Palermo e a Roma, e quindi sindaco di Roma e infine senatore. Alla luce

di questa esperienza, che lo aveva portato ad impegnarsi nei più diversi campi

ma sempre con una attenzione dedicata soprattutto alle questioni del patrimonio

culturale, Argan rilevava che mancava un canale organico che funzionasse

da collegamento e che fosse capace di assicurare una più stretta collaborazione

fra i diversi soggetti interessati a una buona politica del patrimonio

culturale. In particolare rilevava la necessità di colmare il distacco tra

coloro che erano impegnati soprattutto sul terreno degli studi, della ricerca,

dell’insegnamento, particolarmente a livello universitario, e coloro che operavano

con delicate responsabilità all’interno dell’amministrazione,

nell’azione pratica di conservazione e di tutela del patrimonio, e infine coloro

che invece avevano soprattutto una responsabilità in Parlamento, nelle Commissioni

Cultura innanzitutto, ed erano chiamati sia a un’azione di vigilanza

e di controllo sulla situazione del patrimonio culturale del Paese, in rapporto

anche all’impegno stabilito dall’articolo 9 della Costituzione, sia alla elaborazione

legislativa e alla determinazione delle norme che regolano la tutela.

Argan rilevava come questo distacco si fosse fatto sentire fortemente in molte

situazioni. Teniamo conto che eravamo allora, parlo della fine degli anni ‘80

– inizi anni ‘90, non molto lontani dalla chiusura dell’esperienza della commissione

parlamentare che dal nome del suo presidente è rimasta nota come

Commissione Franceschini. Questa commissione si era dedicata con molto

impegno al lavoro che le era stato affidato dal Parlamento di svolgere una

riflessione sull’ordinamento del patrimonio culturale, sullo stato dell’amministrazione

e sulla normativa che riguardava la conservazione e la tutela, e

aveva sollevato un problema di grande rilievo: quello se una struttura di tipo

ministeriale, anzi un’appendice di un Ministero come era allora la Direzione

generale Antichità e Belle arti del Ministero dell’Istruzione, fosse la struttura

più adeguata per provvedere all’opera di tutela del patrimonio culturale, o se

invece non fosse opportuna un’impostazione molto diversa, un’impostazione

che puntasse su un’amministrazione autonoma dei beni culturali e ambientali,

qualcosa di simile a ciò che era il CNR nel campo delle scienze, con una

forte responsabilità di elaborazione e di determinazione della politica da svolgere

affidata al personale scientifico, e un ordinamento che facesse capo a un

Consiglio formato da rappresentanti eletti dal mondo dell’Università e

dell’amministrazione della tutela. Quel problema restava ancora vivo, anche

se già ci si era avviati su un’altra strada con l’iniziativa di Spadolini della

costituzione di un Ministero cosiddetto “atipico”. Argan avvertiva l’opportunità

di rimettere in discussione il complesso dei temi di una possibile

riforma, non limitandosi alla elaborazione svolta dai parlamentari o dagli

uffici studi dei partiti, ma creando un canale di collegamento più diretto con

il mondo dell’Università e con quello dell’amministrazione della tutela, e

operando per un più stretto collegamento tra questi due mondi.

È chiaro che nel prospettare in questo modo i caratteri e gli scopi della

nuova associazione, che sarebbe stata intitolata a Ranuccio Bianchi Bandinelli,

veniva posta in evidenza la tematica relativa alla legislazione dei beni

culturali, alla rilevanza che questa legislazione doveva avere e che invece non

aveva a quel tempo nell’insegnamento universitario, nonché l’esigenza sia di

un più diretto contributo del mondo delle conoscenze al lavoro del Parlamento

sia di una maggiore rilevanza della tematica della legislazione nella

formazione del personale che avrebbe avuto il compito di operare per la tutela

del patrimonio culturale.

Perciò nel programma dell’Associazione l’approfondimento intorno ai

temi legislativi della tutela fu indicato fin dall’inizio come uno degli obiettivi

fondamentali. È anche per questo che la nostra Associazione si è venuta

caratterizzando per la collana di pubblicazioni nella quale accanto agli Annali

dedicati a singoli temi, o anche a raccogliere gli atti dei principali convegni

da noi svolti, si pensò di dare vita ai Quaderni Giuridici, con lo scopo che

credo sia stato assolto in modo abbastanza soddisfacente di fornire con volumi

di agile consultazione il complesso della legislazione di tutela, nonché gli

aggiornamenti che la legislazione stessa ha avuto nel corso di questi anni.

Nel pubblicare i Quaderni non abbiamo voluto limitarci ad una semplice raccolta

di norme legislative o paralegislative e di tipo organizzativo come quelle

che riguardano l’ordinamento del Ministero, ma ci siamo proposti di accompagnare

costantemente la pubblicazione delle norme con interventi di analisi

critica, anche per materie o per gruppi di materie (ad esempio nell’ultimo

volume che abbiamo pubblicato, gli interventi sulle questioni del paesaggio,

sui temi del restauro, sui beni librari o sugli archivi, cioè una serie di interventi

per materie), allo scopo di analizzare criticamente l’evoluzione della

legislazione e mettere in luce i problemi che restano aperti sia ai fini applicativi

sia anche ai fini di un eventuale, ulteriore intervento di correzione legislativa.

In questo modo in tutti i nostri Quaderni abbiamo cercato di fornire

un commentario adeguato alla complessità della legislazione. Penso in particolare

ai tre volumi che riguardano il sistema giuridico dei beni culturali,

che sono in un certo senso una novità in quanto in quei tre volumi si recupera

tutta le legislazione tuttora vigente in quanto non modificata e non soppressa.

Alla legislazione in quei Quaderni si accompagna un ricco commentario

critico elaborato da Wanda Vaccaro, che è stata anche responsabile scientifica

della collana dei Quaderni. Siamo giunti a circa una decina di volumi

di questa collana, oltre a una ventina di quella degli Annali, e credo che in

questo modo abbiamo svolto un’opera utile non solo per la diffusione di questa

materia, ma anche per porre a disposizione di coloro che operano concretamente

nell’insegnamento, e quindi per la formazione dei nuovi addetti, o

di coloro che direttamente sono impegnati nell’azione di tutela, strumenti

indubbiamente efficaci.

Nello sviluppo di questa iniziativa già da un po’ di tempo avvertivamo

però l’esigenza di cercare di compiere un esame del rilievo crescente che l’insegnamento

della Legislazione dei beni culturali è venuto assumendo nell’Università

italiana, ma anche dei tanti problemi che si presentano per quel che

riguarda l’organizzazione di questo insegnamento. Perciò abbiamo deciso di

promuovere un’indagine conoscitiva che può servire – e in quest’opera non

vogliamo essere i soli naturalmente, anzi ci auguriamo di non essere i soli –

a stabilire un raccordo con le molte altre iniziative intorno ai temi della Legislazione

dei Beni culturali che si sono venute sviluppando nelle diverse sedi

universitarie. Va infatti tenuta presente la varietà delle situazioni, determinata

dal motivo che oltre alla normativa nazionale, in applicazione di ciò che

dispone la Costituzione, c’è ora anche la normativa regionale, e quindi in

molte sedi universitarie ci si è dedicati a un esame analitico della legislazione

prodotta in questi anni dalle differenti Regioni. Credo che un raccordo tra i

diversi centri di iniziativa su questa materia, tra coloro che nelle varie Università

dedicano particolare attenzione a questi temi sia molto importante.

Questa giornata di studi vuole essere dunque un’occasione di incontro ma

anche di apertura del dibattito su quello che ulteriormente può e deve essere

approfondito o modificato. Proprio per il tema che ci proponiamo di affrontare

in questa giornata dispiace molto a tutti noi che non possa esser presente

per ragioni di salute Andrea Emiliani, che per l’attenzione dedicata ai

bandi, alle leggi, ai provvedimenti legislativi dei vecchi Stati preunitari, e

per quel prezioso libro che ha pubblicato a questo riguardo1, è stato un po’

maestro per noi che a vario titolo, con varie collocazioni, ci siamo occupati

della legislazione dei beni culturali. Rivolgiamo perciò ad Andrea gli auguri

più vivi affinché possa riprendere in pieno la sua attività che è stata ed è di

tanto valore.
 

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