Premio Ranuccio Bianchi Bandinelli
“La tutela come impegno civile”
L’associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli ha istituito nel 2015 un premio da conferire a persone o associazioni che abbiano compiuto un’azione o avviato un’iniziativa per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Nell’intitolare l’associazione a Ranuccio Bianchi Bandinelli, Giulio Carlo Argan si proponeva di “valorizzare… l’opera di studioso, di organizzatore della cultura, di riformatore nel campo della politica di tutela” svolta da Bianchi Bandinelli, volendo sottolineare come l’attività scientifica di quest’ultimo fosse parte integrante del suo impegno di intellettuale nella società. Richiamando questa scelta con le parole di Giuseppe Chiarante (Presentazione a Beni Culturali, tutela, investimenti, occupazione, Annali dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, 1/ 1994, p. 6), l’associazione si impegna a identificare un intervento in difesa del nostro patrimonio che rivesta particolare significato sul piano civile.
Possono concorrervi studiosi, funzionari, come furono al livello più alto Ranuccio Bianchi Bandinelli e Giulio Carlo Argan, nonché i moltissimi che avvertono l’urgenza di difendere un patrimonio che l’incuria, il degrado, l’aggressione sistematica del paesaggio rischiano di cancellare: associazioni, gruppi, singoli che abbiano saputo suscitare l’attenzione e l’impegno dell’opinione pubblica per la salvezza di un pezzo della nostra identità storica, che si tratti di un’attività, di un’opera, di un luogo o di un contesto.
Esito 2^ edizione – La tutela come impegno civile 2016
Nella seduta del 25 gennaio 2016, il Direttivo dell’Associazione Bianchi Bandinelli, esaminato l’ampio numero di segnalazioni pervenute alla casella del Premio, ha deliberato all’unanimità di conferire il Premio Ranuccio Bianchi Bandinelli 2015 in forma congiunta a Tommaso Lussu, presidente dell’Associazione Casa Lussu e all’Associazione Giovanni Secco Suardo per l’Archivio Storico Nazionale e la Banca Dati dei Restauratori Italiani (ARSI).
Tommaso Lussu, archeologo, dopo un periodo di attività come restauratore si è trasferito in Sardegna ad Armungia, piccolo paese in provincia di Cagliari, nella regione storica del Sarrabus Gerrei. L’Associazione Casa Lussu, da lui fondata, ha sede all’interno della storica residenza della famiglia di Emilio e Joyce Lussu: una casa a corte, edificio abitativo rurale caratteristico della Sardegna dell’ottocento. Presso quest’ultima, che ospita un museo storico dedicato alla memoria dei coniugi Lussu, l’associazione ha messo in opera un prezioso recupero di strumenti e pratiche della tessitura a mano con telai di legno, avviandone una nuova produzione e tenendo corsi di formazione. Casa Lussu ospita anche periodici incontri di studio sulla storia del Novecento ed esposizioni di opere contemporanee. Queste attività hanno dato un notevole contributo alla conservazione della memoria storica e allo sviluppo del piccolo paese di Armungia, tutelandone attivamente il patrimonio materiale e immateriale. Esprimono inoltre un metodo originale per “lo sviluppo di un economia dell’identità “, in un territorio di grande qualità storica e ambientale, ma in crisi demografica ed occupazionale.
L’Associazione Giovanni Secco Suardo ha costituito 20 anni fa, presso la sua sede storica di Lurano, l’ASRI – Archivio Storico Nazionale e Banca Dati dei Restauratori Italiani (RES.I) – con l’obiettivo di salvaguardare e mettere a disposizione della comunità degli studi il patrimonio di informazioni contenuto negli archivi professionali dei restauratori, raccogliendo documenti d’archivio, carteggi, rassegne stampa, riviste, fotografie, filmati relativi ad interventi di restauro. Presso l’Associazione Giovanni Secco Suardo si è così formato un corpus di materiali contenente fondamentali notizie relative alla storia conservativa del nostro patrimonio storicoartistico che in molti casi rischiavano di andare disperse. L’Associazione Giovanni Secco Suardo ha garantito la tutela e la fruizione della documentazione raccolta nell’ambito del progetto ASRI, anche quando – come negli ultimi anni – la progressiva riduzione delle risorse che ne sostenevano il lavoro ne ha fortemente ostacolato le attività. Col medesimo impegno ha continuato a sostenere nuove ricerche.
Esito 1^ edizione – La tutela come impegno civile 2015
Nella seduta del 2 febbraio 2015 il Direttivo dell’Associazione Bianchi Bandinelli, dopo aver esaminato il folto numero di candidature che sono state segnalate, ha deliberato all’unanimità di conferire il Premio Ranuccio Bianchi Bandinelli a Desideria Pasolini Dall’Onda, fondatrice dell’associazione “Italia Nostra” e figura di straordinario spessore per storia della cultura italiana.
Si è ritenuto inoltre di conferire uno speciale riconoscimento a due realtà che interpretano a diverso titolo lo spirito di una tutela esercitata come ‘impegno civile’, segnalando l’attività dello Staff di Collaboratori e Collaboratrici volontari del Museo Storico della Liberazione di via Tasso a Roma e la procedura che ha portato all’apposizione del vincolo del Vigneto storico di Baver come azione congiunta del Soprintendente ad interim Marica Mercalli, del Direttore regionale dei Beni culturali del Veneto, Ugo Soragni, e dell’Associazione Culturale BORGO BAVER onlus.
Desideria Pasolini dall’Onda, una vita per la tutela.
Sessant’anni fa, nel 1955 – con Elena Croce, Giorgio Bassani, Umberto Zanotti Bianco, Luigi Magnani, Hubert Howard, Pietro Paolo Trompeo – fu tra i fondatori di Italia Nostra, quindi dell’ambientalismo italiano e dell’associazionismo culturale. Da allora in prima linea nella difesa dell’arte, del paesaggio, dei centri storici. Impossibile dar conto della sua opera instancabile e coraggiosa, ci limitiamo a ricordare che fu protagonista dell’azione in difesa di Venezia e per la salvezza del patrimonio artistico di Firenze in occasione delle tragiche alluvioni dell’autunno del 1966. Sempre accanto ad Antonio Cederna per la salvezza dell’Appia Antica e nelle altre sue lotte contro la speculazione fondiaria. Legata da amicizia e concordanza d’intenti con i fondatori Giulio Carlo Argan e Giuseppe Chiarante, ha collaborato fin dall’inizio alla vita della nostra associazione.
Segnalando lo Staff dei venti collaboratori e collaboratrici del Museo Storico della Liberazione di Via Tasso a Roma che garantiscono il funzionamento come struttura museale e centro di ricerca del Museo, si è voluto in primo luogo dar conto dello straordinario numero di segnalazioni che ne hanno sostenuto la candidatura, con una partecipazione che rivela quanto sia prezioso il loro lavoro nel tener vivo il Museo. Insediato all’indomani della Liberazione nei locali che avevano ospitato il ‘carcere in casa’ di Via Tasso, il Museo Storico pur essendo nato dalla volontà di coltivare il ricordo di un luogo simbolo della Resistenza e delle origini della Repubblica non ha mai conosciuto la sicurezza di uno status istituzionale. La sua sopravvivenza è assicurata da donazioni e negli ultimi anni è stata spesso a rischio. Segnalandone l’attività si vuole sostenere con forza la necessità d’esistenza di musei che siano luoghi della Memoria storica.
La procedura di vincolo del Vigneto storico di Baver, sito nel Comune di Godega di Sant’Urbano (TV), frutto dell’impegno congiunto di un funzionario particolarmente avvertito, la dott.ssa Marica Mercalli, soprintendente ad interim ai Beni Storici, Artistici, ed Etnoantropologici per le province di VE, BL, PD e TV e dell’associazione culturale BORGO BAVER onlus, pone sotto tutela per la prima volta un bene etnoantropologico, la ‘piantata trevigiana’, nei suoi aspetti materiali e immateriali, salvaguardando insieme un paesaggio agrario e l’insieme di saperi che ne forma l’identità.